Il disegno magico by Raul Montanari

Il disegno magico by Raul Montanari

autore:Raul Montanari [Montanari, Raul]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-05-26T17:07:54+00:00


CAPITOLO DODICI

Due sorprese.

Io a te interesso già. Diari. Una storia. Ucciderò anche te. Chi sei? Un metodo infallibile per farsi dare un bacio. La seconda domanda. Due sopravvissuti. Una busta. Il fuoco. Un pugno dal buio. Dov’è tuo marito? Mi sono vergognato.

«È mezzanotte.»

«In questa casa manca un bell’orologio a pendolo che batta le ore, anzi anche i quarti d’ora, magari con la melodia del Big Ben. Così non dormirei del tutto.»

Angelo annuisce come per approvare quello che ha appena detto. Mi lascio andare indietro contro lo schienale della poltrona, cosa che faccio raramente perché mi viene più naturale seguire il suo racconto stando dritta, vicino all’orlo della seduta, e sporgermi in avanti nei momenti che mi colpiscono di più.

«Sei stanca?»

«No», mento, perché invece comincio a esserlo. Ma voglio che vada avanti fino in fondo.

«Tu hai mai tenuto un diario?»

«L’ho fatto per qualche anno, quando ero una ragazzina. Ho iniziato dopo certi fatti che mi erano successi, ma non ero abbastanza costante e ho smesso.» Non aggiungo che a riprenderlo in mano anche solo un paio d’anni dopo, quell’aborto di diario, mi aveva talmente nauseata che l’ho buttato via senza rimpianti. Troppe emozioni, troppo sentimento. Troppo di tutto, dentro quelle pagine.

«Che fatti?»

«Fatti miei. Vai avanti.»

«Lo sai che poi toccherà a te raccontare.»

«Non fa parte del patto. Sei tu che devi interessare me, io a te interesso già.»

Angelo si volta di scatto a guardarmi, con una vivacità che in questo momento gli invidio, intorpidita come sono.

«Senti senti…»

«Perché mi hai chiesto del diario?»

«Io lo tengo ancora. Ormai sono arrivato al ventesimo anno perché ho cominciato proprio a diciassette. Anch’io come stimolo ho avuto qualcosa che mi era accaduto: la morte di Cinzia.»

Già. «E dove sono questi diari? In uno di questi scaffali, o in posto segreto?»

«Non ci sono. A ogni inizio anno distruggo quello che ho scritto. Lo faccio proprio a Capodanno, appena passata la mezzanotte.»

«Intendi dire che li getti via? Li bruci?»

«Li strappo. Li faccio a pezzi.»

Chiudo gli occhi. «Perché?»

«Non lo so. Mi dà una sensazione strana avere fra le mani queste pagine dove c’è tutto un anno di vita… La prima volta che l’ho fatto forse è stato proprio perché nel diario c’erano gli avvenimenti del Cadore. Non volevo tenerli lì, nero su bianco. Mi facevano paura anche se erano imprigionati fra le pagine. Capisci?»

«Oh, sì.»

«Poi è diventata una tradizione. Lo faccio anche quando nell’anno trascorso non è successo niente di importante, niente di brutto voglio dire.»

La sua voce tace per un minuto, come se stesse riflettendo su qualcosa. Sto bene, così, con le palpebre abbassate che fanno da fondale a piccoli, strani giochi di luce.

«Posso farti un’altra domanda che non c’entra? O magari c’entra. Poi vado avanti, prometto.»

«Sentiamo.»

«Tu credi in Dio?»

Ora tocca a me riflettere, ma ci metto poco. «Penso di no. Mi è sempre parso una favola, ecco. Una storia.»

«Certo, è così. Dio è solo una storia, ma quando tutti gli uomini raccontano la stessa storia qualcosa succede, forse.»

«Non tutti.»

«No», ammette lui. «Non tutti.»

«E non è nemmeno la stessa storia.



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